giovedì 1 febbraio 2007

Lettera a Presidente degli Italiani

Caro Signor Presidente Napolitano,

abbiamo appreso dalla stampa con stupore ed estremo rammarico della sua premura nei confronti delle "preoccupazione espresse dal Pontefice e dalle alte gerarchie della Chiesa", che potrebbero essere offese e turbate da una eventuale legge sul riconoscimento delle unioni civili.

Ci permettiamo innanzitutto di farLe notare che il Presidente della Repubblica Italiana, tra l'altro, dovrebbe essere garante della Costituzione e rappresentate di tutti i Cittaditi e Cittadine Italiane, e non delle Gerarchie Vaticane, che giuridicamente non sono parte della nostra Repubblica.

Inoltre, non capiamo e siamo stanchi di questo atteggiamento di quasi tutta la classe politica italiana: perchè si continua a prestare tanta attenzione alla sensibilità delle Gerarchie Vaticane e di una parte molto limitata dei cittadini italiani, continuando invece ad ignorare chi da troppi anni ormai si trova a vivere sulla propria pelle situazioni di discriminazione quotidiana?
Perchè coppie omosessuali che da anni vivono insieme, hanno costruito relazioni, affetti, vite in comune, per lo Stato devono contiunare a non meritare riconoscimento e tutela giuridica? Quale danno arrecherebbe questa tutela giuridica all'istituto della famiglia, così come si vuol continuare a vedere esclusivamente formato da uomo e donna?

Questo comportamento continua ad offendere e ad indignare decine di migliaia di cittadini e cittadine italiane, che vorrebbero vedersi un giorno riconosciuti davanti alle leggi della nostra Repubblica, al pari di tutti gli altri.

Signor Presidente, noi cittadini italiani omosessuali continuiamo a sentirci offesi ogni volta che sentiamo parlare delle nostre unioni come un "pericolo" per la società, e la sua attenzione a non turbare chi sostiene e propaganda tali opinioni lo riteniamo un'ulteriore e grave offesa e mancanza rispetto al Suo ruolo istituzionale.

Marco Scala - Torino

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